Web Vigilantes e Sceriffi del Web contro le Fake News

Oltre ai siti di fact checking, si stanno sempre più diffondendo nella Rete i siti web gestiti da soggetti che si autodefiniscono "debunkers", molti dei quali, nel tentativo di smascherare le Fake News, rischiano di assumere comportamenti simili a quelli degli sceriffi del Far West.
[protect_content]

Gli sceriffi dell'Intelligenza Collettiva

Mossi infatti dalla convinzione etica che il web non sia soltanto un luogo di intrattenimento, ma che svolga soprattutto il ruolo di alimentare una presunta Intelligenza Collettiva, basata sui presupposti comunitaristici teorizzati durante gli anni '60 proprio nell'ambito dell'Università di Berkeley, California (a pochi passi da dove oggi risiede la Silicon Valley), molti fanatici sostenitori del "valore salvifico" del web hanno iniziato una vera e propria caccia alle streghe contro chi crea e chi veicola Fake News, assurgendosi a veri e propri sceriffi (web vigilantes) della Rete.
Dietro la parvenza di una azione meritoria, tuttavia, si cela il rischio concreto di una censura nei confronti di tutto ciò non sia "allineato" con il senso comune delle comunità digitali e dei fanatici dell'innovazione.

Web Vigilantes: ne abbiamo davvero bisogno?

Tra le accuse che vengono sempre più spesso rivolte nei confronti di chi prova a mettere in dubbio la presunta autorità dei web vigilantes, vi è quella di "trollismo", vale a dire l'accusa di assumere comportamenti asociali (come disturbare le conversazioni in rete con osservazioni fuori tema o "non costruttive").
Che il problema dei Trolls sia grave questo è fuori di dubbio, soprattutto se legato a quelle forme patologiche di comportamenti asociali, che sfociano nello hate speech, o nel cyberbullismo.
Tuttavia, arrogarsi il diritto di "farsi giustizia da soli" in virtù di una presunta autorità basata solo sulla "web reputation" guadagnata in maniera autoreferenziale sulla base del consenso costruito all'interno delle comunità digitali (equivalenti alle odierne tribù, con tanto di "totem" e tabù digitali), è solo un altro modo per negare il diritto di critica, spacciando in maniera pretestuosa per Fake News le opinioni che non sono in linea con le proprie, a danno del dissenso (questo sì costruttivo e indispensabile per smascherare efficacemente le autentiche Fake News).

Debunkers alla ricerca di visibilità

Per rendersi conto della "cattiva coscenza" che spesso anima tali vigilanti digitali, basti semplicemente notare come anche i paladini del "Wild Web" siano inclini ad utilizzare gli stessi espedienti e metodi utilizzati da chi diffonde le Fake News nella loro opera di "pulizia mediatica".
Anche in questo caso, lo scopo degli sceriffi del web (che spesso si spacciano pretestuosamente per "Debunkers", vale a dire smascheratori di Fake News) è imporre la propria versione dei fatti, la propria "verità", al fine di guadagnarsi consensi e visibilità mediatica.
Nè più, nè meno di quanto intendono ottenere coloro i quali creano ad arte e diffondono le Fake News.

Fake News, Perchè non abbiamo bisogno dei Web Vigilantes

Debunkers, fact checkers, cacciatori di troll: il "Wild Web" è popolato dalle figure piû varie.
Spesso tali personaggi sono animati (perlomeno all'apparenza) da intenti meritori, vale a dire liberare la rete dalle informazioni scorrette veicolate in mala fede.
Sempre più spesso, tuttavia, questi soggetti finiscono essi stessi per rappresentare il riflesso condizionato del male che intendono contrastare, e finiscono per diventare essi stessi il male che intendono sconfiggere, peraltro assumendone i metodi sommari, spicci (da sceriffi, appunto) dei loro avversari (tra cui l'uso indiscriminato della gogna mediatica).
In pratica sono loro, i web vigilantes, che si arrogano il diritto di decidere qual è la verità dei fatti che si può diffondere pubblicamente in rete.
Come abbiamo visto, la verità dei fatti non è suscettibile di essere ridotta alle categorie semplicistiche di "giusto/sbagliato", "vero/falso", "informato/disinformato" e così via.

Dagli addosso al cialtrone...ma funziona davvero?

L'intento dei Web Vigilantes di smascherare le Fake News, e chi le diffonde, spesso risulta controproducente.
In pratica, i Web Vigilantes finiscono per fare da cassa di risonanza dei fakers, complottari, cialtroni, ecc, che popolano il web.
Il web, per come è strutturato, tende a rendere "immortali" i contenuti digitali
Nel web, infatti, i contenuti vengono costantemente referenziati mediante i link ipertestuali.
Anche i motori di ricerca sono progettati per indicizzare i contenuti più "popolari" (vale a dire quelli che hanno più "referenze" in termini di link, citazioni, riferimenti) e non necessariamente i contenuti più validi e "corretti".
A causa delle loro caratteristiche progettuali, i motori di ricerca finiscono per essere ingannati dal numero crescente di link che vengono creati verso i siti di Fake News, e contribuiscono così ad amplificarne involontariamente la popolarità.
L'unica strategia realmente efficace contro la diffusione delle Fake News consiste nel non fare loro pubblicità, neanche involontariamente.
i web vigilantes, nel loro intento vendicativo, anzichè ridurre l'attenzione nei confronti di chi produce e diffonde le Fake News, finiscono per dare ulteriore risalto a tali contenuti.
[/protect_content]