"Spiacente di deludervi, ma la notizia della mia prematura dipartita è grossolanamente esagerata." Mark Twain

"Fare previsioni è difficile, specie sul futuro", dice un proverbio danese; ciò malgrado, questo non ha impedito a un gruppo di ricercatori (per ironia della sorte, proprio danesi) di guadagnarsi gli onori delle cronache a seguito della diffusione della notizia riguardante una loro recente ricerca, che sostiene la possibilità di prevedere il momento della dipartita degli individui ricorrendo a modelli di Machine Learning.

A tutta prima, in generale l'Artificial Intelligence sembrerebbe essere caratterizzata da una particolare "predilezione" per gli eventi funesti e per la morte in particolare: essa passa infatti con disinvoltura dall'algoritmo che "riporta in vita" il caro estinto tramite deepfakes, a quello che predice la data del passaggio a miglior vita di ognuno...

A onor del vero, non è il primo tentativo in tal senso, a conferma della speciale attenzione che i ricercatori del settore della Artificial Intelligence sembrerebbero accordare a tali funerei argomenti: già in precedenza vi erano stati annunci del genere.

In alcuni casi, le predizioni algoritmiche risultavano particolarmente precise senza apparenti motivi; in altri, gli algoritmi sembravano individuare soggetti a rischio di morte precoce pur essendo all'apparenza sani sulla base di analisi condotte su alcuni fattori chiave reputati particolarmente affidabili.

Più che una predilezione per la necromanzia o la necrofilia, appaiono chiari gli interessi economici che tali supposte eclatanti capacità predittive dell'Artificial Intelligence possono suscitare, non solo in ambito sanitario, ma anche ad esempio nell'ambito assicurativo (per non parlare delle possibili frodi che tali strumenti possono contribuire ad ispirare...)

Della presunta affidabilità di tali risultati predittivi è sempre opportuno diffidare, sia perchè la possibilità di "abbagli" predittivi è sempre attuale (specie in ambiti complessi come quello sanitario, anche utilizzando modelli predittivi raffinati come i Large Language Models), ma anche in ragione del clamore mediatico imperante su tutto ciò che riguarda la cosiddetta Intelligenza Artificiale (clamore motivato peraltro da analoghi interessi economici).

A prescindere quindi dalla affidabilità dei risultati, è appena il caso di soffermarsi sull'opportunità e auspicabilità di conseguire (o supporre di conseguire) questo genere di "predizioni".

Già in passato, in mancanza di metodi predittivi algoritmici, si era soliti far ricorso a indovini, aruspici, e in tempi più recenti, a cartomanti e astrologi.

Anche in quel caso, a prescindere dalla fondatezza e affidabilità dei vaticini che costoro emanavano, questi contribuivano comunque a condizionare i comportamenti di coloro che ne venivano a conoscenza, potendosi tradurre in profezie che si autoavverano, rendendo di conseguenza difficile valutare ex-post cosa fosse stato predetto rispetto a ciò che fosse stato in realtà indotto.

Così come del resto è lecito presumere che i risultati ottenuti analizzando casi i cui esiti sono già noti in partenza, non possano che essere affetti da sovra-adattamento (overfitting) dovuto alla natura autoreferenziale dei modelli predittivi impiegati.

E l'impiego di procedure algoritmico-matematiche non cambia la natura delle predizioni in argomento, a parte ovviamente tentare di amplificarne la credibilità, sfruttando l'effetto alone rappresentato dalla supposta maggiore "oggettività e infallibilità", qualità comunemente associate ai metodi basati su calcoli e stime numeriche.

Al contrario, tutto questo non farà altro che contribuire a diffondere un senso di "straniamento", oltre che di spaesamento, spingendoci progressivamente verso quella Uncanny Valley i cui effetti repulsivi verso la tecnologia sono stati peraltro già ipotizzati diversi decenni orsono...